Come l’araba fenice
Ascoltare la voce interiore è l’unica Via per realizzare se stessi.
La realizzazione di Sé, il volo della Fenice, passa attraverso le ceneri, brucia il vecchio, spesso con dolore, per permetterti poi di spiccare il volo.
Spegni la macchina, ferma i pensieri, chiuditi in ascolto della del tuo bambino interiore, solo lui può indicarti la strada che insieme da sempre volete raggiungere per vivere il massimo appagamento, che non ha colori, non ha profumi, non ha suono, semplicemente E’.
Anche tu puoi liberarti dalle ceneri come la Fenice e volare sull’apparenza, sulle esperienze, indipendente da esse.
Se desideri una cosa, questa, smetti di chiederti perché nessuno te la dà.
ALZATI E VAI A PRENDERLA!
La fenice, spesso nota anche con l’epiteto di Araba fenice, è un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne la fenice.
In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l’emblema del disco solare. Contrariamente alle “fenici” di altre civiltà quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace, né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero (prime dinastie) o ad un airone cenerino, inoltre non risorgeva dalle fiamme ma dalle acque.
Nei miti greci (ma non solo) era un uccello sacro favoloso, aveva l’aspetto di un’aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d’oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d’oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa ed una azzurra — che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco —.
Il motto della fenice è Post fata resurgo (“dopo la morte torno ad alzarmi”).