La vitamina D si forma quando i raggi ultravioletti (UVB) colpiscono la pelle. La quantità prodotta dipende dalla lunghezza d’onda delle radiazioni ultraviolette, perciò varia a seconda della latitudine e dell’ora del giorno.
Quali sono i fattori che limitano la quantità di vitamina D prodotta dalla pelle attraverso il sole?
- L’età (a parità di esposizione solare il soggetto anziano produce circa il 30% in meno di vitamina D)
- L’indice di massa corporea o Bmi (nelle persone obese la vitamina D tende ad essere “sequestrata” nel tessuto adiposo)
- Il fototipo cutaneo (più la pelle è scura, meno vitamina D produce)
- L’indossare indumenti protettivi
- I vetri (il vetro assorbe tutte le radiazioni UVB: chi passa le giornate dietro ad una finestra non avrà alcun effetto sulla sintesi di vitamina D)
- L’inquinamento atmosferico (alcuni componenti dell’inquinamento atmosferico possono assorbire la radiazione ultravioletta)
Primi sintomi di carenza:
- Stanchezza e affaticamento
- Depressione
- Nervosismo
- Insonnia
- Debilitamento muscolare
- Miopia
- Carie e gengiviti
- Col proseguire della carenza:
- Rachitismo nei bambini
- Osteomalacia (indebolimento delle ossa)
- Osteoporosi (ossa fragili)
- Dolore muscolo-scheletrico
- Suscettibilità alle allergie
- Infezioni delle vie respiratorie
- Dolore agli organi
- Sindrome pre-mestruale
Al persistere della carenza:
- Malattie autoimmuni
- Reumatismi e disturbi degenerativi
- Fratture ossee
- Reazioni d’intolleranza agli alimenti e oggetti della vita quotidiana
- Malattie cardiovascolari
- Arteriosclerosi
- Fibromialgia
- Psoriasi
- Debilitamento muscolare
- Dolore alle ossa
- Ipertensione
- Diabete di tipo I
- Sclerosi multipla
- Alzheimer
- Artrite reumatoide
- Artrosi
- Cancro
Ciò non vuol dire che queste malattie siano causate soltanto da una deficienza di vitamina D, però i ricercatori credono che la mancanza di vitamina D sia un fattore decisivo che contribuisce al loro sviluppo, e che un’assunzione adeguata di vitamina D può ridurre il rischio di queste patologie.
Fonti alimentari
Pochi alimenti contengono quantità apprezzabili di vitamina D: fegato di merluzzo, pesci grassi (salmone e pesce azzurro), uova, fegato. Tuttavia per ottenere la dose fisiologica giornaliera occorrerebbe mangiare 1 kg di salmone. Per questo motivo in caso di carenza o insufficienza bisogna assumere un buon integratore.
Quanta vitamina D bisogna assumere quotidianamente?
Innanzitutto bisogna conoscere il proprio livello di vitamina D attraverso l’analisi del sangue, che si definisce 25(OH)D; a maggior ragione se si soffre di qualche malattia. E’ consigliata anche l’analisi del Paratormone (PTH) e Calcemia.
Le necessità individuali di vitamina D e la capacità di assorbimento variano a seconda del metabolismo di ogni corpo.
Per questo motivo dopo circa 2/3 mesi di integrazione è necessario effettuare un nuovo controllo per valutare come sono cambiati i livelli di vitamina D, PTH e Calcemia e regolare il dosaggio alle proprie esigenze specifiche.
Se il valore è compreso tra 0 e 30 ng/ml (oppure 0 – 75 nmol/L), si è in carenza di vitamina D e si ha un rischio molto elevato per la salute.
Se il peso corporeo è di circa 70 kg, per ottenere un valore di circa 70 ng/ml (che è considerato buono) bisognerebbe assumere una dose di vitamina D al giorno di 10.000 UI.
Se il valore è già compreso tra 30 e 50 ng/ml (oppure 75 – 125 nmol/L), per gli esperti è ancora basso e potrebbe essere necessario un livello più elevato di vitamina D per una migliore protezione contro le malattie.
Per ottenere il valore di 70 ng/ml, bisognerebbe assumere una dose di vitamina D al giorno di 7500 – 5000 UI (se il peso corporeo è di circa 70 kg).
Se il valore è arrivato a 70 ng/ml (oppure 175 nmol/L), va bene ma se si hanno in corso patologie –per esempio autoimmuni- si può continuare ad integrare, oppure scegliere una dose di mantenimento di 2.000 – 3.000 UI.
Se si hanno in casa le capsule da 10.000 UI se ne può prendere una ogni 3 giorni; se si hanno le capsule da 5.000 se ne può prendere una un giorno sì ed uno no.
Dopo 3 mesi si eseguono di nuovo le analisi:
Se il valore è rimasto uguale alle analisi precedenti, la dose adottata va bene
Se il valore è sceso bisogna integrare di più
Se il valore è aumentato si può prendere una dose minore.
Durante l’estate, se ci si espone al sole senza protezione nelle ore centrali della giornata, si può ridurre al minimo l’integrazione, ma senza sospenderla del tutto, altrimenti c’è il pericolo che il livello di vitamina D nel sangue diminuisca.
Nota importante: se si assume quotidianamente un integratore di vitamina D, è bene anche assumere quotidianamente vitamina K2, per evitare che il calcio mobilitato dalla vitamina D si depositi nelle arterie e nei reni, e Magnesio per evitare la carenza di questo importante elemento.
False credenze sulla vitamina D che hanno causato prevenzione nelle persone e nei medici riguardo alle dosi giuste da assumere:
- E’ facile assumerne una quantità tossica (iniziata nel 1950 da una diagnosi sbagliata)
- Se si passano 10-15 minuti al sole tre volte alla settimana la vitamina D sarà adeguata
- Se si mangia pesce 3 volte alla settimana la vitamina D sarà adeguata
- E’ possibile ottenere dal cibo tutta la vitamina D di cui si ha bisogno
- Bere una tazza di latte ogni giorno mantiene un buon livello di vitamina D
- Un multivitaminico quotidiano apporterà la giusta dose di vitamina D
- Non si sviluppa carenza di vitamina D se si vive in un ambiente caldo e soleggiato
- Si può ottenere abbastanza vitamina D dal sole anche durante l’inverno
- Si può produrre abbastanza vitamina D anche con tanta crema solare
- Si può essere allergici alla vitamina D (la reazione allergica è spesso un’indicazione di scarso Magnesio)
Chi ha i maggiori rischi di soffrire di mancanza di vitamina D?
- Quelli che vivono al nord del parallelo 42° (Roma)
- Quelli che vivono in grandi città, a qualsiasi latitudine
- Chi usa sempre protezioni solari (con fattori di protezione 8 o superiore)
- Chi trascorre molto tempo al chiuso (chi lavora al chiuso, i malati cronici, i disabili, i reclusi)
- I lavoratori nei turni notturni
- Chi è in sovrappeso
- Gli alcolisti
- Le persone con pelle scura
- Le persone che assumono determinate medicine
- Le donne incinte
La carenza di vitamina D è un fatto recente
- L’Umanità si è evoluta in condizioni che sono cambiate (20.000 anni viveva entro 30 gradi dall’equatore)
- Le persone vivevano all’aperto tutti i giorni
- Non c’erano obesi (che hanno bisogno di 2 volte più di vitamina D)
- La gente mangiava animali che vivevano all’aperto ( e c’era molto più pesce di adesso), quindi assumevano molta vitamina D dalla carne, in particolare dagli organi interni (fegato ecc.); inoltre gli animali mangiavano erba verde, producendo molta vitamina K2 , che è un cofattore della vitamina D.
Negli ultimi 40 anni le persone hanno ottenuto molto meno vitamina D dal sole per i seguenti motivi:
- Aria condizionata = stare più al chiuso per evitare il caldo
- Un maggiore uso di multi-media al chiuso : TV, DVD, videogiochi, Internet
- Minori attività all’aperto, come l’agricoltura
- Un maggior numero di persone vive in città, dove l’inquinamento atmosferico riduce la quantità di raggi UVB e si ha meno possibilità di stare all’aperto
- La paura del cancro alla pelle
- Meno colesterolo, di cui la pelle ha bisogno per produrre vitamina D
- Maggior obesità: le persone obese hanno bisogno di più vitamina D e si espongono meno al sole per motivi psicologici
- Le carni di allevamenti intensivi (compresi i salmoni ed altri pesci) hanno molta meno vitamina D di quella da allevamenti all’aperto
- Mangiare meno carne grassa e più latte magro nel tentativo di ridurre il colesterolo
- Farmaci che consumano o bloccano la vitamina D
Motivi per bassi livelli di vitamina D, che risalgono a più di 40 anni:
- Vivere lontano dall’equatore
- Minore quantità di fegato consumata
- Minore quantità di magnesio in alimenti e bevande (a causa dell’uso di fertilizzanti artificiali, cereali raffinati e zucchero raffinato, acqua addolcita)
- Essere sottoposti a una terapia che consuma la Vitamina D
- Avere una patologia che impedisce l’assorbimento nell’intestino
- Intolleranza al lattosio o essere vegani
- Lunghe ore di lavoro al chiuso
- DDT e altri pesticidi nei nostri corpi, che riducono la vitamina D
- Fumare
CARENZA:
In Italia l’80% della popolazione è carente: l’insufficienza di vitamina D interessa circa la metà dei giovani italiani nei mesi invernali. La condizione carenziale aumenta con l’avanzare dell’età sino ad interessare la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non assuma supplementi di vitamina D.
Uno studio italiano del 2003 mostrava che su 700 donne in età postmenopausale il 76% presentava livelli di vitamina D assolutamente insufficienti. In più l’86% delle donne italiane sopra i 70 anni presenta livelli ematici di 25(OH)D inferiori ai 10 ng/ml alla fine dell’inverno.
Queste evidenze confutano la credenza, diffusa anche tra i medici, che nel nostro Paese non sia necessario un supplemento di vitamina D.
Alcuni studi del 2006 hanno portato alla luce come la carenza di vitamina D possa essere collegata con la sindrome influenzale; altri del 2009 correlano la carenza della vitamina con il manifestarsi della sclerosi multipla.
Particolarmente seria è la condizione delle donne in gravidanza. Studi recenti rivelano che più del 66% delle donne è carente di vitamina D e questi risultati sono indipendenti dalla stagionalità e dall’assunzione della supplementazione consigliata: questi dati fanno emergere come la quantità di vitamina D prevista nei prodotti multivitaminici per le neo-mamme sia inadeguata.
Una recente meta analisi ha rilevato una forte correlazione tra carenza di vitamina D e tiroiditi autoimmuni (Hashimoto e Graves).
Leggi anche:
NEONATI E BAMBINI, VIT D, VIT K2 E MAGNESIO – Gravidanza e Allattamento…
La Guarigione è nella Comprensione
✓Info: accademia.detoxstart@gmail.com